domenica 12 dicembre 2010

Coca-cola, Nescafè e carceri che bruciano


Niente è senza marca, padrino, sponsor o logo da queste parti. Certo, un festival di documentari qualunque è quasi plausibile che sia sponsorizzato da una grande impresa. Il problema è quando le palle di Natale del mega-albero di Plaza de las Armas sono tappi gigante delle bottiglie Coca-Cola; "problema" ... solo un filino più chiaro di quanto da altri parti ci tengono a mascherare. "Questo è e le cose stanno così" sembra sentirli dire quando bruciano arsi vivi 83 uomini in un carcere nella periferia della città, a un paio di quartieri dal mio.
Questo è il neo-liberismo, e chi paga mette la sua pubblicità sul simbolo del Natale consacrando l'icona del consumismo, chi paga si toglie un dente del giudizio senza fila, chi paga va in un carcere dove non si sta in otto in quattro metri quadrati, o meglio in carcere non ci va, chi paga può permettersi il nome appiccicato al festival che nulla ha a che vedere con la questione.

Non l'incontro diverso da quello che conosco, solo un pò più brusco, ma probabilmente più vero.

martedì 7 dicembre 2010

LE COSE CHE CAMBIANO


Ricordo ancora quegli sguardi scuri
come fango in fondo ai tuoi occhi
quando hai ceduto a parole che poi
han rivelato discorsi già vecchi

oh le cose che cambiano
come case dimenticate lasciate in rovina ma
vorrei ancora ancora sentirti vicina

lui ha nascosto quei giorni di noia
gettando terra sul tuo pugno di fiori
ti ha costruito una casa nel buio
guardandoti dentro per tenerti fuori

oh le cose che cambiano
son come frasi di vetro che il tempo incrina ma
vorrei ancora ancora sentirti vicina

il tuo passato lo hai visto arrivare
così perfetto e sicuro di sè
non hai più voglia di starlo a sentire
io quando piangevo non era per me

oh le cose che cambiano
ci hanno resi così distanti e diversi da prima ma
vorrei ancora ancora sentirti vicina 

"Bandiera Genovese",
La Rosa Tatuata [2001]

mercoledì 1 dicembre 2010

Banana libera tutti/e!


Oh, ma chi c'avrebbe giurato?
Era tra i pochi frutti la cui consistenza mi faceva fare di no col capo, a tavola. Quando me lo chiedevano e la risposta era il sorriso abbozzato che accompagnava il movimento orizzontale della testa, aspettavo sempre la seconda domanda: [parte pensata:] A giudicare dalle dimensioni fisiche, e dalla voracitá con cui hai mangiato il resto non si direbbe proprio, che non ti piace un elementare Banana, [parte riferita] perchè non ti piace ?

Ecco, la risposta non era mai una risposta, era l'ammissione di non saperlo, la consapevolezza di un dogma. Non mi piace da quando son piccolo. Come molti, sono convinto, rispondano sul perchè praticano una religione piuttosto che un altra, o votino un partito politico. Anzi, si puo' quasi dire che in assenza di entrambi la Banana era il mio dogma infantile - sempre meglio che votare o svegliarsi la domenica.

Poi è bastata cuocerla sulla parrilla per farla almeno entrare in bocca.
E lì scoprire, che le decisioni prese a posteriori, di cui manco si ricorda il motivo, non hanno alcun senso.

mercoledì 24 novembre 2010

The Show Must Go On


Le maschere cambiano, i pagliacci restano

«Dal 1989 in Italia, non viene lanciata una bottiglia Molotov (se non da bande del tifo organizzato). E da un decennio, in Italia, non si verificano scontri di piazza paragonabili, per intensità di violenza, a quelli degli anni ’70. Ci sono, piuttosto, rappresentazioni di battaglie di strada e scontri simulati. Spesso, queste performances belliche – grazie alla raffigurazione fotografica o televisiva – sono apparse come vere. Ma, a parte rare eccezioni, si è trattato esclusivamente di rappresentazioni. Posso dirlo perché ho partecipato ad alcune di esse – mi riferisco agli ultimi cinque anni e non al decennio 1967-1977 – con ruoli diversi, ma tutti relativamente a un’attività qualificabile come di mediazione: prima e durante le manifestazioni.

Le "tute bianche” e quei settori di manifestanti che partecipano ai cortei con una “attrezzatura di autodifesa”, che esercitano una pressione fisica e ricorrono all’uso controllato della forza, svolgono un ruolo ambiguo. Ma è un ruolo, a mio avviso, positivamente ambiguo. Offre a quell’aggressività di cui si diceva [i movimenti sociali, aveva detto Manconi, sono portatori – oltre che di valori e di fini – di una carica di aggressività che è il segno del loro “antagonismo”], un canale in cui esprimersi e, insieme, uno schema (rituale e agonistico) che l’amministra. Propone uno sbocco – e, dunque, in qualche misura rischia di incentivare la violenza – ma esercita un controllo e pone (tenta di porre) limiti. L’attività delle “tute bianche” è, dunque, letteralmente, un esercizio sportivo (e lo sport è, classicamente, la prosecuzione e la codificazione della guerra con mezzi incruenti), che depotenzia e disinnesca la violenza: perlomeno, la gran parte di essa. Certo, questo presuppone un’idea delle violenza di piazza come una sorta di flusso prevedibile, indirizzabile, controllabile: ma è proprio in questi termini che viene trattata da numerosi responsabili dell’ordine pubblico e da molti leader di movimento.

Un anno e mezzo fa nel corso di una riunione nella prefettura di una città del Nord, i responsabili dell’ordine pubblico e alcuni leader di movimento discussero puntigliosamente e, infine, convennero minuziosamente – oltre che sul tragitto – sulla destinazione finale del corteo. E ci si accordò sul fatto che vi fosse un punto, segnalato da un numero civico, raggiungibile col consenso delle forze dell’ordine, e un altro punto, segnalato da un numero successivo, non “consentito” ma tollerato. Lo spazio tra i due successivi limiti – un centinaio di metri – fu, poi, il “campo di battaglia” di uno scontro totalmente incruento e pressoché interamente simulato (ma tale non apparve nelle riprese televisive) tra manifestanti e polizia.»

deputato dei Verdi, Luigi Manconi - in un articolo comparso su “La Repubblica” il 14 luglio 2001
[testo rubato qui ]
 

mercoledì 17 novembre 2010

Colpo di Tacco, colpo di Coda

lo sport agonistico italiano, continua a darmi inarrivabili metafore.
E stavolta perfino l'odiatissima Lube Banca Marche.

sabato 13 novembre 2010

la miglior vendetta


due appunti per non scordarsi da che lato sta la tasca che contiene la tessera del sindacato. E di Mariano.

Impio

un amigo que vive a lado de mi casa, me dijo:
" Anda los pacos "
y me fui a mirar a las plaza y estaba las tanketas y todos,
y de repente asi [...] por mi mama
y alli me empezè a poner nervioso, porque veia a tantos carabineros asi por todos lados... De repente asì me empieza a doler el estomaco cuando los veos.
[...] Como impotencia ... me dieron gana de tirarles piedras

lunedì 8 novembre 2010

Sulla forza, la sorpresa

ti ricordi i situazionisti quando arrivavano ai cortei vestiti formali, eppoi dalle 24 ore veniva fuori di tutto? Il principio mi è sembrato lo stesso ...

giovedì 4 novembre 2010

il giorno della congiura delle polveri

"Ricorda per sempre il 5 novembre, il giorno della congiura delle polveri contro il parlamento. Non vedo perché di questo complotto, nel tempo il ricordo andrebbe interrotto"

lunedì 1 novembre 2010

53ª anniversario de La Victoria

La Victoria è una delle prime poblaciones di Santiago, che nasce da una toma 53 anni fa. L'occupazione di terreni di impresari che non erano utilizzati, era una pratica comune: erano i territori dove sorgevano gli accampamenti del surplus della cittá, degli indesiderati. 


[tafferugli contro lo sgombero dell'occupazione - 1957]

Quella de La Victoria è una storia di lotta, di intervento rivoluzionario nei settori marginali, di organizzazione e politicizzazione quotidiana. Sta dipinta sui muri e nelle facce della gente, che nonostante l'evidenza della realidad sia contraria, tengono ben dritta la schiena orgogliosi del quartiere che hanno strappato coi denti al mercato, che hanno difeso e che rendono ogni giorno un posto degno dell'impegno profuso.
Oggi era di cumple, perciò pasacalle e carnevale: tanti auguri La Victoria!

domenica 31 ottobre 2010

Que asko halloween!


Le feste della tradizione del consumo viste da qui fanno cagare ancor di piu. Hallowen in primavera, coi vampiri in maniche corte è come il Natale in estate, con Babbo Natale con la pelliccia bianca nei risvolti del vestito rosso, che girovaga tra le spiagge del pacifico e l'asfalto rovente delle città. Il colonialismo culturale della società produci-consuma-crepa, non guarda in faccia manco alla cruda realtà: sarebbe troppo semplice ammettere la rotazione terrestre e le stagioni invertite, invece che insistere con certe buffonate.

Sembra una follia invece basta accendere la televisione, o fissarsi in quella di un bar se non se ne possiede una, per capire che quello strano sei te che davi per scontato che non ci fossero zucche da scolpire, in mezzo a una cittá di bambini mascherati, giovani rincoglioniti, e vecchi senza speranze. Un po come tutti i giorni, ma con i denti finti e i mantelli neri.

Per fortuna c'è una tokata nel parco della pobla que mas pobla no hay: la Bandera ... Todo para todos, svolta decisamente il finesettimana largo, tra qualche topo da risolvere, un interminabile asado, e messicane che russano.

mercoledì 27 ottobre 2010

Domenica sera, rock'n'roll


Esci dalla porta con un presentimento: quello giusto. In piazza c'è il panico, l'ennesima provocazione con tanto di giornalai al seguito; ma questa è un altra onda, c'è pane per i tuoi denti non è il solito freakkettone di cui puoi ridere, pacoculiao.
Stavolta i calci e i pugni tornano indietro, incluso dalle ragazze che anzi sono le più convinte.


Ci sta una versione dei fatti piu seria qua, nel frattempo l'alcalde decide per la chiusura del Galpon Victor Jara. Una bella mossa, la gente scende in strada per queste cose ed è un boomerang. Tanto per il finde riapre e proseguono le danze.

giovedì 21 ottobre 2010

Il vuoto, lo spazio

Quel che uno vorrebbe per se è il meglio, dicono. E quando c'hai vent'anni, il pieno delle forze, tutte le strade aperte, tutte le città del mondo disponibili, tutti i fogli bianchi come vuoi tu, può succedere di incorrere - se davvero sei convinto che quello seduto affianco a te non sia il tuo ego - in ansia da prestazione. Chiaro che se hai tutte le possibilità in ballo, cazzo se non ce la fai a diventare quello che vuoi, allora hai toppato brother. Dovrebbe essere la post-modernità, se non sbaglio.
È un discorso che mi era sempre suonato distante dal mattino che ti sveglia, dal cibo sulla tavola, da un bacio da cercare. Lontano dalla quotidianità. Tornano a spiegarmelo due righe facili facili, via internet dai luoghi dove nel frattempo la rivolta infiamma il cuore d'Europa: il tuo malessere -quotidiano- era facile facile. Si tratta di riempire i vuoti: pensi sia altrettanto facile? Su questo ho dei dubbi, quello di cui son quasi sicuro è che non li riempirò per l'ansia di vederli vuoti, perchè l'immagine sia ben colorata fino ai bordi; l'immagine finale sarà fatta anche di vuoti, di cose non fatte, di passioni non alimentate, di storie non vissute, che non saranno per forza rimpianti. Ma gli spazi pieni saranno riempiti davvero, con un tratto netto e coi colori che decido io.


Nel frattempo sono passati due mesi a Santiago, e ancora certe cose non passano e ancora certe cose non tornano.

martedì 19 ottobre 2010

domenica 17 ottobre 2010

Primavera 2.0


Il simpatico movimento del globo terrestre, ti dá la possibilitá - volendo - di bissare una stagione.
La primavera 2010 non è stata un granchè? Cambia emisfero e ritenta... sarai piú fortunato.
Ê presto per i bilanci, la primavera 2.0 sta appena iniziando, però che figata due primavere e due estati in 365 giorni...

sabato 16 ottobre 2010

1¨Comisaria St.go - Ciak 1


Il corteo nel centro di Santiago per la liberazione dei 14 arrestati, termina con disordini e barricate.
Puó capitare di finirci in mezzo, ma inaspettatamente. Por suerte tutto termina con solo alcune ore in loro detestabile compagnia. Ad altri tre non andrá cosí bene.

Non mi scordo la faccia di lei, bagnata dal guanaco, mentre mi fa cenno di 'no' con la testa, rispondendo alla mia stupida domanda: 'Tutto bene chiquillos?'

venerdì 15 ottobre 2010

giovedì 14 ottobre 2010

Tanto è un gioco

A volte per evitare di annoiarsi, conviene ubriacarsi con gli altri.
Qui c'è il giochino per prenderla come si deve http://www.root33.cl/los33/


martedì 12 ottobre 2010

Il giorno del più grave lutto nazionale

 "La sera del 12 ottobre (del 1992), non starò certo a brindare
per l'anniversario della scoperta dell'America "

Fabrizio de Andrè [introduzione a 'Fiume San Creek']
In tre ore arrivo da Bologna alla casa dei miei, e quando ci vivevo mi sembrava una traversata, tanto da giustificare il fatto di farlo una volta ogni paio di mesi...
Qui le distanze son dilatate e tre ore sembra un tiro di schioppo, tanto da salire su un bus e fare una scappata al mare.
Non è ancora primavera, anzi l'oceano di per se fa inverno; ma val bene la mossa. 


Del resto il 12/ottobre, è festivo: si celebra ostinatamente il giorno della Razza, a cui nel frattempo hanno cambiato nome, ma che di fatto resta l'anniversario della scoperta dell'america da parte di Cristoforo Colombo.
Un giorno di lutto, per i popoli originari di tutta l'America: l'inizio dell'invasione, ad opera di uno che manco si era reso conto di che giro aveva fatto.
Uno che per dirla come i fratelli Marx, se non fosse stato per i Simpson e Jimi Hendrix sarebbe potuto tranquillamente rimanere a casa.

lunedì 11 ottobre 2010

E mo basta coi centri commerciali


Non vado al supermercato da due mesi.
E' sparita la debolezza da aria condizionata [estate/inverno] e il pallore da neon.
Non sarà  la vostra vicina di casa vestita da commessa ma un signore che urla, a riempirvi la busta.
Non ci saranno scontrini, ma i soldi sono per lui (o lei) che hanno fatto arrivare la roba, dalla terra, dal forno, dalla cantina di casa, alla busta.
Non vado al supermercato da due mesi, ed è una cura che mi sento di consigliare.

martedì 5 ottobre 2010

Nacquero


arrivò il sole, l'acqua, si scaldò l'ambiente, e fu questione biologica.
Non gliene vogliano. Noi, no di certo.

lunedì 27 settembre 2010

ELGALPONAZO ANTIPEÑA


* Galpón Victor Jara.Huerfanos, Esquina Brazil. Pza Brasil *

teatro | interventi | banchetti | cibo | bibite y mas

COMBO GINEBRA
SONHORA DE ATAKAR
SKAITAL
CANDONGA Y LOS RESIDENTES
LA CULEBRERA
HUGO MORAGA

ingresso a sostegno dei prigionieri politici? 1500 $
passare la domenica con coppiette anarkopunk che ballano salsa e cumbia? non ha prezzo

video consigliato: Amor Encapuchado, Anarkia Tropical

lunedì 20 settembre 2010

Nada que celebrar

Il nazionalismo è una malattia infantile. È il morbillo dell'umanità
Albert Einstein
E' la stagione dell'amor patrio, e il Sudamerica recente, omogeneizzato dalla Storia Coloniale, gonfia il petto coi bicentenari. Il 2010 è toccato al Cono Sur: se in autunno festeggiava Argentina, ora è il Cile che orgogliosamente riempie le strade di bandierine, parate e patriottismo per il suo ipotetico compleanno. Il 18 di Settembre. 


Duecento anni di indipendenza dalla Spagna, dalla colonia madre, un processo identico a quello che toccò agli altri paesi sudamericani e non molto dissimile perfino da quello che celebrano con l'Indipendence Day gli americani: le elitè borghesi emigrate, si arricchirono sufficientemente per avviare un proprio processo di dominazione, autonomo e indipendente dalla vecchia madre patria, senza un briciolo di riconoscenza per chi aveva avuto il merito di spianargli il terreno, avviando i primi centri coloniali, le prime tratte di schiavi, le prime pulizie etniche. I coloni avranno due secoli di potere per affinare e limare meglio le contraddizioni sociali, naturalmente nel solco della tradizione Spagnola, ma piantando sul cranio degli sfruttati e dei popoli originari la propria bandiera. Nel caso del mercenario O'Higgins il proprio fulgente tricolore.

Mentre i prigionieri politici mapuche arrivati a due mesi di sciopero della fame, sono sul punto di morire, i cileni si lanciano nel vortice loco della Festa Patria: uno sperpero di denaro, alcool, locura generalizzata, bandierine, balli e cotillion.

Le forze di sinistra e dei movimenti sociali tentano di appropriarsi del significato dei concetti che non riescono a battere: per questo ognuno, come può, gli da il senso che crede, facendo finta di non vedere che non c'è insubordinazione nel celebrare un Bicentenario Popolare. Perchè non si tratta davvero di strappare il significato e renderlo significante: è invece una maniera comoda per chi lo serve in tavola, e un favore alla dirigenza nazionale. Un inculata per chi deve digerire il boccone, chi in duecento anni ha solo visto cambiare camicia all'oppressore.
Così da farglielo ingoiare, mentre sorridono, perchè finalmente convinti di aver mangiato ostriche del profumatissimo pezzo di merda, qual'era.




Ma non è un male solo latino-americano, e non è solo il nazionalismo che si serve alla tavola dei 'post'. Le 'istituzioni del comune' che stanno diventando il lume dei rivoluzionari d'Europa hanno gli stessi ingredienti.
Difatto sul camion che apriva la parata del Bicentenario Ciudadano y Popular (che hanno organizzato le associazioni studentesche, il Partito Comunista e l'associazione di vicini del quartiere) campeggiava lo striscione: 'Per una cittadinanza latino americana'... Mi ricorda qualcosa?

Comunque 25.000 presenze per un Festival Popolare in Città, non è male e magari non tutti dan gran caso al menu. Così il
salone della casa è diventato per un giorno centro video, computer e web-streaming della Festa.

Digestivo consigliato
: NadaQueCelebrar [video]

domenica 12 settembre 2010

Di corsa tra le tombe

Al Cimitero Monumental di Santiago termina con i più violenti disordini registrati nell'era democratica, la manifestazione convocata dai partiti di sinistra e dalle associazioni per i diritti civili, e dei familiari dei desaparecidos. Gruppi di incappucciati attaccano la stampa e i Carabineros.


Nella notte, come da tradizione, nelle poblaciones della Capitale, si ricorda il Golpe militare erigendo barricate e dando vita a disordini. Una decina i carabinieri feriti da armi da fuoco e pietre  mentre molte zone della periferia hanno subito il corto della corrente. Oltre duecento gli arresti per gli attacchi e i saccheggi.

lunedì 6 settembre 2010

Quei Mapuche così poco attuali


I meriti letterari di Isabel Allende sono fuori discussione, ma è necessario fare alcune considerazioni riguardo al premio nazionale di letteratura. In tutti i paesi che lo contemplano, questo genere di premio è conferito come riconoscimento di tutta una vita dedicata alla scrittura e in nessun caso l'eventuale successo di vendite di una scrittrice o di uno scrittore viene confuso con il suo potenziale mercato internazionale - sia esso d'oro o da due soldi, perché questo vuol dire confondere capre e cavoli.

Il premio poi non diventa l'argomento polemica dell'anno; in Cile invece, poiché il presente è - terremoto incluso - piuttosto sporco, viene allora rimpiazzato da un'attualità rozza e banale che riempe le televisioni e quasi tutti gli spazi consentiti. Agli occhi del mondo intero bisogna nascondere un fatto, occultarlo, negare la sua esistenza perché i 32 mapuche che stanno affrontando un lungo sciopero della fame, mettendo in pericolo le loro vite, è cosa che inquina l'attualità, in cui campeggia una sorta di dibattito intellettuale rozzo e banale.

Per la maggior parte dei cileni, siano essi scrittori, scrittrici o gente che si dedica allo sport della «cilenitudine», i mapuche non esistono, e se per caso qualcuno accetta il fatto che i mapuche esistono da prima dell'arrivo degli europei, li considera fastidiosi perché non accettano il loro ruolo di «suppellettili etniche» o perché sono contadini il cui unico destino non è altro che quello di fornire manodopera a basso prezzo.


Quei tappetti vanno bene per i lavori domestici, per quanto le peruviane sono più economiche; quei piccoli mapuche sono esperti di giardinaggio, di idraulica, sono quelli che castrano i gatti e che ne capiscono di piante selvatiche. Per duecento anni si è occultato, ignorato, negato uno dei fatti più sporchi della nostra storia: il saccheggio, il furto, l'usurpazione delle terre appartenenti a quella grande aggragazione umana chiamata il popolo dei mapuche.
 

Dalla dubbia dichiarazione d'indipendenza, manipolata dai primi figli e nipoti dei colonizzatori - può questo essere motivo di festeggiamenti? - fino al recupero di una democrazia concepita dalla cricca della dittatura di Pinochet, le proteste sacrosante dei mapuche sono state ignorate o relegate ai faldoni dei problemi che si risolvono con il tempo. Ovvero, quando i mapuche spariranno come popolo, come nazione, come etnia, come parte integrante della cultura americana. Persino durante i mille giorni di governo Allende si affrontò a malapena la questione, contando sui benefici di una riforma agraria che non tenne conto affatto del sentire culturale dei mapuche, e che ignorò il loro speciale rapporto con la terra e con l'habitat, imprescindibile per la Gente della Terra.

Sono disgustato quando, dopo un giro di acquavite peruviana, biondicce e biondicci di tutte le età e classi sociali, esprimono orgogliosi la gioia di avere qualche goccia di sangue mapuche nelle vene. Allora: «Dai bisogna portarci questo scrittore», e mi invitano ad andare a visitare i loro terreni o i loro poderi nella regione di Araucania, perché veda i mapuche e le belle cose che fanno al telaio. «Se siamo fortunati - aggiungono - magari vedi qualcuno che suona il corno».
 

Lo sciopero della fame dopo una settimana causa pericolose alterazioni nell'organismo. E' evidente quindi che uno sciopero della fame che dura da più di un mese causa dei danni irrecuperabili. Le alterazioni del ritmo cardiaco e della pressione, avvicinano alla morte, ma è la morte dei mapuche, di un po' di uomini e donne sopravvissuti alla pace dell'Araucania. «Sono testardi questi mapuche», aggiungono, che si rifiutano di accettare passivamente la fine della vita, così spogliati della loro terra senza la quale non sanno, non possono e non vogliono vivere.
 

Nel deserto di Atacama ci sono 33 minatori rinchiusi sotto una montagna. Sono uomini coraggiosi che non dovrebbero trovarsi sotto tonnellate di pietra se l'azienda mineraria avesse rispettato le norme internazionali della sicurezza del lavoro. Dovrebbero trovarsi ora insieme alle loro famiglie se in Cile l'esigenza di rispettare le norme non fosse considerata un attentato alla libertà di mercato. Quei minatori e la possibilità effettiva - perché le leggi le fanno i padroni a loro uso e consumo - che l'azienda non gli paghi i giorni trascorsi a lavorare lì sepolti, e i giorni che rimarranno lì sepolti fino a quando non li recupereranno, fa parte dello sporco presente del Cile, un presente immobile dal giorno in cui la dittatura ha consegnato il paese ai capricci del libero mercato. Un mercato che genera ricchezze di origine dubbia, come quella dell'attuale presidente.

E anche questo presente è stato occultato, negato, ignorato da tutti coloro che hanno governato potenziando e glorificando il libero mercato. È disgustosa l'epidemia di patriottismo rozzo e banale che la tragedia delle miniere ha suscitato. E' disgustoso vedere soggetti come Leonardo Farkas, quel milionario dalla perenne abbronzatura made in Miami, di origine e stile come quelli di un Berlusconi o di un Piñera, che regalano cinque milioni di pesos alle famiglie dei minatori rinchiusi, senza alcuna progettualità politica, evidentemente. Quando quei minatori saranno recuperati - e devono essere liberati costi quel che costi - se qualcuno di loro dovesse insistere sull'esigenza di un impegno statale che tuteli la sicurezza del lavoro, costui verrà sanzionato con la legge anti-terrorismo?
 

I minatori di Atacama, così come il premio nazionale di letteratura, fanno parte di quell'attualità che nasconde, occulta e nega il presente più sporco, e questo è il lungo presente dei mapuche. Trentadue uomini del sud rischiano di morire perché chiedono la libertà di prigionieri politici di una democrazia dettata dagli interessi di mercato. Chiedono il riconoscimento legale di uno Stato di Diritto, chiedono che cessi di essere loro applicata l'odiosa legge anti terrorismo che ha eliminato la presunta innocenza e contempla accuse da parte di testimoni incappucciati, processi a porte chiuse, incubi pseudo legali che li condannano a prendere posizioni radicali: ma questo è quel che vuole lo Stato cileno, per giustificare lo sterminio, la soluzione finale del problema dei mapuche.
 

In Cile, questo strano paese che si affaccia sul mare e alla mercè dalla sua padrona - l'attualità inventata - si respira un presente carico di lerciume e infamia. Adesso l'attualità contemplerà i fasti del bicentenario, nelle osterie si sbaverà cilenitudine, anche la merda puzzerà di patriottismo, volenti o nolenti, il barbaro lemma nazionale sarà l'inno agglutinante di milioni di analfabeti sociali, e nel sud, nel profondo sud, i Mapuche, la Gente della Terra, persevererà la sua giusta lotta, negata, ignorata, occultata, repressa, falsificata dai paladini della cilenitudine, nelle cui vene - così dicono orgogliosi - scorre sangue mapuche.

Quei 32 mapuche che si giocano la vita nelle carceri del sud, sono coloro a cui si riferiva Ercilla quando scrisse sulla terra australe: «La gente che la abita è così superba, gagliarda e bellicosa/che non è stata mai battuta/vinta da alcun re/né mai sottomessa a dominazione straniera». 


Luis Sepulveda

venerdì 3 settembre 2010

3° giornata di mobilizzazione per i Prigionieri Politici Mapuche

" La jornada de este 1 de septiembre fue la 3° jornada de movilización a nivel nacional e internacional para la libertad de los presos políticos mapuche secuestrados por el Estado Chileno y en huelga de hambre hace 52 dias.
En Santiago, Valparaíso, el Sur, Bariloche y Canadá se salio a las calles
.

[...]

De esta manera en Santiago se juntaron algo mas de 3.000 personas en el centro que marcharon, lamentablemente, en forma pacifica por Ahumada, Compañía, Estado y devuelta hasta la Alameda donde algunos compas rompieron con la pasividad alienante que día a día contemplamos en el camino del trabajo-a-la-casa y enfrentaron a las fuerzas represivas. Bueno, no fue mucho, pero peor es mascar lauchas. La cuestión es que el “espíritu”, la “actitud” siga vigente antes que bajar los brazos, en pos que se propague. "

giovedì 2 settembre 2010

Il cebiche inevitabile


Secondo l'etimologia della Real Academia Espanola, la parola 'Ceviche' viene dall'arabo ﺳكباج (sikbāǧ): un método di conservare cibo per mezzo di acidi, come l'aceto.
Secondo lo storico peruviano Javier Pulgar Vidal, il nome viene invece da una parola quechua 'siwichi', che significa pesce fresco.L'ipotesi maggiormente avvalorata è che le due parole si confusero durante la conquista per gli Spagnoli dell'Impero Inca.

In Chile si diffonde soprattutto per la recenti immigrazione peruviana, che è di fatto la più massiccia nonchè la più osteggiata dai razzisti.

Dopo averlo provato quella domenica a casa della signora Rosa, un ristorante per sei posti massimo, che lavora solo il sabato e la domenica, ingresso strada al lato della piazzetta del quartiere, che nel resto della settimana è il salotto dove vive, ho imparato il cebiche.
Era inevitabile.



" Lavate il pesce - qualsiasi - e tagliatelo a dadini.
Saltelo e conditelo con il peperoncino macinato e l’aglio tritato.
Mettetelo a marinare nel succo di limone.
Bastano pochi minuti, nella versione tradizionale peruana.
Nel frattempo tagliate a fette sottilissime la cipolla, lessate le patate e il mais gigante, e qualche patata dolce. Servite in un piatto gigante ... "
Duena Rosa
(da Lima a Santiago, sola andata - per ora)

martedì 31 agosto 2010

Escuela Taller de Artes y Oficios 'Fermin Vivaceta'


Convocamos a todos y a todas a participar en la Escuela Taller de Artes y Oficios Fermín Vivaceta, iniciativa que tiene por objetivo formar mano de obra especializada para la restauración de inmuebles patrimoniales, a través del rescate de oficios como la carpintería, albañilería, yesería y cantería, la recuperación en técnicas tradicionales de construcción y la formación para la implementación de instalaciones eléctricas y de gasfitería con énfasis en energías limpias.

Tras el terremoto del 27 de Febrero, iniciativas como la Escuela Taller son urgentes para restaurar y recuperar el Barrio Yungay y las zonas patrimoniales dañadas.

Vecinos por la defensa del barrio Yungay

domenica 29 agosto 2010

Nell'altro emisfero lo chiamano inverno

Tre giorni

Vieni a vedere il sole che splende sui tetti del quartiere, sulle tende del mercato illegale che affolla le domeniche di av. Libertad, sui costumi del corpo di ballo che accompagna le bande in corteo per il quartiere, fino alla casa vuota che era il Sacco y Vanzetti, dove due incappucciati ricevono applausi da bimbi, mamme, musici e curiosi quando chiamano per nome i prigionieri politici.

Vieni a vedere il primo sole di questa primavera che scopre i nuovi murales, che sostituiscono i vecchi, che asciuga il prato della nuova casa dei Bargas ai piedi della Cordillera - dove finisce Santiago e comincia la neve -, che ti aspetta all'uscita da un concerto.




E se puoi rimani a vedere la notte, per imparare a ballare la Cueca in un vecchio locale di calle Maipu o in plaza Brazil, o per vedere l'effetto che fa un 'terremoto' a Las Tejas, per aspettare che si rompa il maiale di cartapesta appeso al soffitto mentre la Banda Conmocion ti saluta con l'ultimo pezzo, per regalarti un pomeriggio con alcuni celebri ex- del genere che ricordano una dietro l'altra le canzoni del repertorio rivoluzionario suramericano. 


Se ti va poi, resta per piu di tre giorni.

martedì 24 agosto 2010

Yungay Barrio Historico Monumental



«Gli abitanti di Santiago rimangono spesso sorpresi di fronte alla popolarità che il barrio Brasil riscuote presso gli stranieri: non offre molti siti di interesse e ha la fama di essere pericoloso dopo il tramonto. E tuttavia questo barrio ha un suo fascino decadente che caratterizza le sue vecchie case fatiscenti mentre le sue strade tranquille, quasi sonnolente costituiscono un piacevole oasi dal caotico centro. »

Lonely Planet: Chile e Isola di Pasqua
[2009 -Edit ed.]

Nell’area denominata metropolitana, stretto tra la Panamericana che assurdamente attraversa il centro città e la avenida Quinta Normal, resiste il barrio Brasil. Case fatiscenti, come dice la L.P., e strade acciottolate, è vero; ma il resto della descrizione - che è ben più ampia - è relegabile al folklore che solo la miglior guida per gringos e turisti che se la sentono alternativa, può assicurarvi.





Yungay, una delle più antiche zone della città, si trova all’interno del più grande Brasil, ed è l’area che mantiene di più il suo carattere popolare nonostante le sirene della democratica gentrificazione cui rispondono le zone del quartiere prossime ad Avenida Brasil. La via principale accoglie difatti la ‘riqualificazione’, che in questo momento - nella sua fase embrionale - si sta introducendo col cavallo di troia che è l’imborghesimento della movida culturale. Nonostante questo, le notti che animano il barrio marcano netta la distanza con i quartieri del divertimento cultural chic, come Lastarria o quello folle ed universitario di Bellavista.




Bene, a Yungay proprio tra calle Huerfanos e Portales, in calle Quechereguas, 205 c’è la nuova casa: Belafontes, c'ha pure un nome. Vicino a una piazzetta che vari giorni la settimana ospita il mercato delle pulci, a due tre quadre dal Sacco y Vanzetti, a un paio da plaza Yungay, a meno dal Centro Social Cuete con Andes, dalla feria del trueke, dalla bettola duena Rosa, dal Centro cultural La Casa Roja etc etc …
Se riuscite a trovarci, siete i benvenuti. 

venerdì 20 agosto 2010

Santiago, rewind

Di nuovo Santiago, ma stavolta non è uno scalo.
Con l'università s'è deciso che sarebbe stato meglio per la salute di tutti, dirsi che i corsi dell'Universidad Arturo Prat - sede di Iquique fossero sostanzialmente 'equipollenti' a quelli della sede della Capitale: è andata, trasferimento approvato.
Lo stesso aeroporto, lo stesso ingresso, con la differenza che è diventato un uscita e che oggi segnano 13° e non 3° come la mattina di due settimane fa.
Due settimane non sono niente, ma quel giorno che è durato 48 ore e migliaia di kilometri di cielo, sembra un vita fa; non posso che ringraziare per questo le persone che hanno fatto della città sulla costa del deserto più arido del mondo, un posto cui tornare col cuore. Solo due ore di sonno sulle spalle: il ‘Democratico’ (a una quadra da P.za Prat) ha ospitato una despedida prematura e commovente; che cari/e.
Per questo quando riapro gli occhi nel transfer che dall’aeroporto mi accompagna fino a calle Sotomajor, il sole illumina già l’erba e le montagne della cordigliera coperte di neve, e il breve tratto d’autostrada è già finito per rientrare nel caos delle poblaciones alla porta della città. 




Arrivato, troverò l’ospitalità dei pari, diffusi ovunque e la scoperta lenta e ingenua della metropoli; mi cercheranno - con moderazione - anche gli affanni dell’inizio, un posto dove dormire con sufficiente sicurezza per l’anno che viene, l’ombra dell’università allungata sulle giornate, gli aggiustamenti dell’esordio, la mappa, i nomi nuovi da imparare, da associare a dei volti, alle fermate della metro, a quelle delle micro, alle okupas, alle vie, agli uffici, alle piazze, alle zone.
La geografia dell’arrivo.

L’ennesimo attacco: di nuovo rewind // stop // play.

La canzone ch
e parte fa
And although
this boat is steady now
one wave could pull me under
and I'll be stranded out at sea
and I will pray that those rocks
will be there for me

[Rocks and daggers - Noah and the Whale]

giovedì 19 agosto 2010

Qualcuno ti saluta così


Nel tardo pomeriggio, dall'università Arturo Prat esce un gruppo di incapucciati che arma una barricata e le da fuoco con coktail molotov: si conclude così ad Iquique la giornata di mobilitazione nazionale per l'università pubblica. Si sono resi necessari i reparti aggiuntivi dei Carabineros antisommossa per riportare la calma e riaprire la circolazione dell'arteria stradale, dopo che la prima sortita dei militari era stata respinta dagli incappucciati.
Sul posto sono stati ritrovati anche rivendicazioni inneggianti ai '14 prigionieri politici antiautoritari' arrestati il 14 agosto tra Santiago e Valparaiso.

mercoledì 18 agosto 2010

Centro Social Infoteca

Nel settembre 2009, le facoltà cilene sono in agitazione. Molte en toma (occupate) contro il nuovo modello spiccatamente neoliberista, ed elitario: un processo di privatizzazione all'altezza dei tempi.
Anche l'università Arturo Prat di Iquique è occupata ed in quei giorni un gruppetto di compas capuchas, disertando l'appello della Federacion Estudiantil (struttura di rappresentanza studentesca organizzata, riconosciuta dallo Stato per quanto combattiva) e attaccano la Rettoria, l'ufficio pagamenti e il Banco Santander, siti localizzati all'interno del campus.
Scrivono in un comunicato apparso successivamente su hommodolars


2. Atacamos los ventanales del banco Santander como señal de rechazo, contra el lujo y el consumismo que promueve esta irrespetable corporación.

Consideramos que el banco Santander dentro de la universidad es clara muestra de la privatización, de la inmersión del mundo empresarial en la educación de mercado, además sabemos que esta trasnacional está destinada a crear y proteger riquezas de las clases acomodadas, endeudar y promover el consumo en la sociedad.

Nuestra acción es un llamado a despertar de la ilusión de la mercancía capitalista, y un mensaje a los poderosos y sus cómplices: sepan que NO TODXS ESTAMOS TAN DORMIDXS COMO PIENSAN NI TAN TRANQUILXS COMO QUIEREN

x COLUMNAS DE CHOQUE DESCENTRALIZADAS x
CONTRA EL ABUSO DE AUTORIDAD Y POR LA INSURREXIÓN PERMANENTE

 Il Banco Santander, stanco di rifare le vetrine del piccolo ufficio nell'Università, con gli impiegati ormai esausti per i continui assalti, lascia definitivamente le due stanzette.


Un gruppo di studenti decide così di riciclare lo spazio, occupandolo e ridandogli  colore. Nasce così la " Infoteca y Centro Social Estudiantil ", che oggi organizza corsi pre-universitari (ogni università ha un test d'accesso restrittivo e l'educazione superiore non assicura un livello omogeneo di conoscenze di base), feste d'autogestione, biblioteca, cineforum, scambio libri, dispense e materiale scolastico ... Molto meglio che accendere un mutuo.

lunedì 16 agosto 2010

La stretta di Ferragosto

da culmine, fonte: Liberaciòn Total

Agenti della BIPE e dell’ERTA della Policía de Investigaciones da un lato ed agenti del GOPE, LABOCAR ed Inteligencia de Carabineros dall’altro, assieme a elicotteri e camionette della polizia sono stati l’arsenale utilizzato per effettuare le 17 perquisizioni a Santiago e Valparaíso, nella nottata di sabato 14 agosto. Tra le 17 case perquisite, 3 corrispondono a case occupate o centri sociali, come la casa occupata La Crota Bike Punk ed il Centro Social Okupado y Biblioteca Sacco y Vanzetti nel centro di Santiago ed il Centro Social Autónomo y Biblioteca Libertaria Jonny Cariqueo nel comune di Pudahuel. Due abitazioni perquisite a Valparaíso.

La scusa di quest’azione della polizia s’inquadra nel “Caso Bombas”, e in 23 degli attentati esplosivi che si sono verificati a Santiago, secondo la polizia, e che avrebbero un legame diretto con gli arrestati.

La prima perquisizione è avvenuta nella casa occupata La Crota Bike Punk (Santa Isabel #380) ad opera del GOPE, con il fermo di 6 compagni. In questo spazio la polizia ha distrutto la struttura in ferro in cui si trova la biblioteca. Dei 6 fermati, 3 sono stati arrestati: una compagna per aver un ordine di arresto e gli altri due perché la polizia s’è inventata che avevano tracce di TNT.

In seguito è stato il turno della perquisizione del CSO y Biblioteca Sacco y Vanzetti (Santo Domingo #2423), effettuato dall’ERTA (Equipo de Reaccion Tactica) e della BIPE (Brigada de Investigaciones Policiales Especiales) in cui hanno divelto una protezione metallica di una finestra legandola ad un furgone della polizia. Gli agenti hanno anche sparato con pallottole di gomma sul corpo di due compagni. In questo spazio sono stati fermati 5 compagni, uno di essi arrestato.

Alla stessa ora è stato perquisito il CSA y Biblioteca Libertaria Jonny Cariqueo nel comune di Pudahuel. In questo spazio la polizia è entrata distruggendo le porte, anche se nessun compagno del posto è stato sequestrato.

Assieme a questi spazi, sono state perquisite 14 abitazioni, 12 a Santiago e 2 a Valparaíso.
Con un saldo di 17 perquisizioni effettuate dai difensori dell’ordine e 14 compagne e compagni sequestrate/i.

sabato 14 agosto 2010

Perros y embarazadas


Oltre le innumerevoli e quotidiane differenze palesi, due dettagli che potranno straniarvi vi costeranno un piccolo sforzo di concentrazione anche se non eccessivo: il numero di cani e di embarazadas.
La città di Iquique, tra le più sucias del Chile, riempie le sue strade divise in quadras, newyork style, con simpatiche mascotas di tutte le forme, colori, dimensioni e malattie. A differenza dei cani pettinati e toelettati che incontriamo per le strade d’Europa, questi si fanno i gran cazzi loro. Ne ti cagano, ne si tirano sotto le macchine, ne si lanciano dai balconi, ne peleano tra di loro. Bivaccano. Cercano cibo, si distraggono, giocano e dormono; niente male a dirla così. In realtà la loro vita deve essere ben ardua, ma la loro sporca e magra libertà mette in ridicolo la prigione dorata dei cani ‘civilizzati’ che non riescono a stare sciolti, non possono stare soli, non sanno cercarsi il cibo, non dispongono della propria giornata. Condannati a seguire inclinazioni e abitudini estranee alla loro natura in cambio di un tetto e una scodella piena.
Si, ahimè, è anche una metafora non voluta. Esopo non me ne voglia. 




La seconda questione che vi farà riflettere, ben lontana dai paragoni zoofili, è la latitanza del controllo delle nascite e dell’educazione sessuale. Questo vi lascerà il tempo per pensare alla potenza di Opus Dei e chiesa cattolica: quaggiù se la comandano ancora un bel po’ (non che in Italia soffrano… ).
Il ministro dell’Istruzione è un militante dell’Opus Dei (pure Lupi del PdL - direte voi - sta con Comunione e Liberazione), ma l’Opus Dei .cl è ben altra cosa: in Italia fanno accordi, aqui mandan. Il congresso dei Vescovi è istituzione potente e autorevole, spostano milioni di voti e una rete sterminata di rapporti economici e ricatti elettorali. Oltre alla forza storica e simbolica del legame dei vertici della Chiesa con la destra cilena, e con il regime di Pinochet.
L'incidenza delle gravidanze non è che il segno profondamente visibile del peso della mano cattolica.
Quando i neonati sono figli di quattordici/quindicenni che vivono ancora in famiglia
li chiamano hijos de hermanos: perchè semplicemente se li prende in carico la madre, e li cresce insieme agli altri figli suoi, tra cui la madre o il padre del nipote. Così accade che madre e figlio crescano come fratelli. Le scuole superiori e le università sono affollate da ragazze incinta, in mensa scorrazzano piccole canaglie ovunque e praticamente in ogni coppia di giovani fidanzati che s'incontrano il sabato sera in giro, uno dei due ha già avuto un figlio da altra relazione, che è incluso nel pacchetto.

[Attenzione] C’è il rischio di abituarvi: tutto sommato, sebbene siano frutto entrambi di realtà ostiche, i bimbi tra i piedi e la libertà dei cani randagi rendono le giornate migliori.
E i babyparty dalle 6 del pomeriggio spaccano!

venerdì 13 agosto 2010

San Lorenzo, de Tarapacà


"L'anima è piena di stelle cadenti"
V. Hugo

Nel mezzo del deserto andino, nel punto in cui i torrenti che scendono dalle Ande al Pacifico, sono interrotti dalla vastità della Pampa del Tamarugal c'è un paesino reduce di terremoti, guerre e dell'abbandono dei propri abitanti che si chiama Tarapacà (in lingua aymara: posato su un arbusto). Sta a 1.350 mt/mare nella regione di Tarapacà, a due ore da Iquique, capitale della regione. Attualmente ospita 135 abitanti tra le strade non asfaltate e la case da rifare. In mezzo, una piazza e la chiesa di San Lorenzo, il patrono, restaurata dopo l'ultimo devastante terremoto del 2006. Il 10 agosto di ogni anno, si celebra la Festividad de San Lorenzo, che è -anche- il protettore degli ultimi, dei travestiti, delle puttane, dei poveri, dei minatori, dei viaggiatori, dei carcerati etc etc ... e per quest'occasione il paese torna a riempirsi con gente e devoti, non solo dalla zona della I° regione (il Norte Grande) ma da tutta l'america latina. Migliaia di persone in tende, baracche e ricoveri di fortuna danno vita, per quasi una settimana alla festa degli ultimi, fino alla processione dell'alba del 10 agosto, con conseguente ostensione del santo.



 

Durante le notti precedenti, bande d'ottoni e corpi di ballo delle varie congreghe, dimostrano la loro devozione al santo dando vita a parate per le strade del paese, per un delirio ininterrotto di trombe, grancasse, bombardini e gonne che girano, piume e fuochi artificiali.
Tutto intorno sta la fiera, con le bancarelle i musici di strada, la carne cotta grigliata, le zuppe, i dolci tradizionali, il pan amasado, le foglie di coca, i giochi per i bambini, i fuochi artificiali, gli unguenti e i preservativi, i santini e le noccioline. Il capitale umano - e la sua casistica - in quest'occasione palesano la loro vastità: lo spogliarello dei travestidos alle tre del mattino, ballato al tempo di un Ave Maria mixata dalla banda su un tempo in 3/4 reggaettoneggiante colmerà i limiti non raggiunti della vostra fantasia circa la paganizzazione dei riti religiosi cattolici.



 

Se potete, arrivate con una micro (un pulmino spola, lo prendete al Mercado General: con i vari urlatori contratterete il prezzo per 7 amici - se siete numerosi pagate meno) e non sclerate quando i Carabineros inutilmente fermeranno il traffico a 7 km dal paese. Vi aspetta un ora di cammino sotto un cielo che fa piovere stelle come fossero gocce d'acqua su un vetro appannato. Vi ricorderete che è tradizione esprimere un desiderio per ognuna, così che all'arrivo non vi resterà quasi niente da chiedere ancora.
 

venerdì 6 agosto 2010

Bienvenidos en Chilefornia



Iquique non è una città in cui arrivare nei giorni d’Inverno in cui una nebbiolina fitta copre le enormi montagne desertiche. Queste si alzano imponenti sopra l’ultima fila di baracche sdraiate dietro l’ombra del muro di grattacieli americaneggianti a ridosso della spiaggia. Ci sono altri giorni che il sole scalda la faccia e fa della I° region la zona del cono sur dove le guide suggeriscono di 'svernare'.

Un lungomare tirato a lucido, e i primi surfisti - biondi - che ti lasciano intendere che se ora sono poche decine, col caldo saranno migliaia. Dietro la finzione per le cartoline c’è una città che non ha i marciapiedi. Ossia che l’asfalto si ferma a pochi metri dalle case, e la sabbia desertica ti accompagna fino all’uscio. Case basse un piano, al massimo due, e fili elettrici a vista, ovunque. Il centro è quel che resta di un impero costruito sull’estrazione mineraria. Stile coloniale, per le cartoline.

L’università è messa sul lungomare, proprio davanti a uno skatepark enorme che si gode la spiaggia e il mare. Dopo una certa ora è bello rimanere a guardare le facce di bimbi indigeni vestiti come i coetanei della periferia losangelina.

Pochi kilometri più giu, nei barrios del settore Sur, la realtà delle comunità di pescatori immigrati vi riporteranno coi piedi per terra.

Iquique è una città, che dimenticata la fortuna delle miniere ha pensato bene di risollevarsi diventando zona franca. Per questo è una delle zone più ricche del paese. E commerciali, nel bel mezzo di quello che fu il deserto degli aymara.


Chayenne sopra la sabbia nera e i rifiuti delle aree non asfaltate, televisori al plasma dietro i vetri delle case basse, file nella Zofri iperhitech, e in coda al mercato la mattina all'alba per alimenti a prezzi convenienti. La città ha sposato il verbo del consumismo senza togliersi i panni della miseria. Nessuna remora, sembra normale.

mercoledì 4 agosto 2010

poter viaggiare


    "C’è un solo viaggio possibile: quello che facciamo nel nostro mondo interiore.
    Non credo che si possa viaggiare di più nel nostro pianeta.
    Così come non credo che si viaggi per tornare.
    L’uomo non può tornare mai allo stesso punto da cui è partito, perchè, nel frattempo,
    lui stesso è cambiato.
    Da se stessi non si può fuggire.
    Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio.
    Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza.
    In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l’uomo un viaggio simbolico.
    Ovunque vada è la propria anima che sta cercando.
    Per questo l’uomo deve poter viaggiare."

Andrej Tarkovskij

martedì 13 luglio 2010

Penitalia

Capita, raramente ma capita, che la mattina del giorno seguente il pomeriggio che avete visto passarvi davanti il treno, sia Trenitalia stessa a spiegarvi come stanno le cose.

Prima di arrivare a fare le 'ultime cose', due baci, due chiacchiere, due scazzi, raccogliere valige e cane e incamminarsi di nuovo verso sud, lasciate che una soddisfazione amara si compia.
E che spieghi ai viaggiatori, ai passaggeri, ai pendolari e al personale delle ferrovie stesso, la banalità del subvertising della realtà.



thank to: lalumacaela - per lo scatto più veloce del west

lunedì 14 giugno 2010

Agofobia


Scritto su un foglietto, ridendo con le labbra serrate, "non ci credevi è ?"

giovedì 13 maggio 2010

Non ti sei perso niente

Bologna non c’è più,
se l’hanno presa loro.
E’ un cumulo di noia
che spendi e paghi caro.
Bologna è una carogna
che non ti vuole vivo.
Da quando non ci sei,
Bologna non c’è piu.
Non ti sei perso niente,
non ti sei perso niente,
non ti sei perso niente, Paz.

(“Paz” - GanG)
vd. anche "Io vivo sulla lama", qui