domenica 12 dicembre 2010

Coca-cola, Nescafè e carceri che bruciano


Niente è senza marca, padrino, sponsor o logo da queste parti. Certo, un festival di documentari qualunque è quasi plausibile che sia sponsorizzato da una grande impresa. Il problema è quando le palle di Natale del mega-albero di Plaza de las Armas sono tappi gigante delle bottiglie Coca-Cola; "problema" ... solo un filino più chiaro di quanto da altri parti ci tengono a mascherare. "Questo è e le cose stanno così" sembra sentirli dire quando bruciano arsi vivi 83 uomini in un carcere nella periferia della città, a un paio di quartieri dal mio.
Questo è il neo-liberismo, e chi paga mette la sua pubblicità sul simbolo del Natale consacrando l'icona del consumismo, chi paga si toglie un dente del giudizio senza fila, chi paga va in un carcere dove non si sta in otto in quattro metri quadrati, o meglio in carcere non ci va, chi paga può permettersi il nome appiccicato al festival che nulla ha a che vedere con la questione.

Non l'incontro diverso da quello che conosco, solo un pò più brusco, ma probabilmente più vero.

martedì 7 dicembre 2010

LE COSE CHE CAMBIANO


Ricordo ancora quegli sguardi scuri
come fango in fondo ai tuoi occhi
quando hai ceduto a parole che poi
han rivelato discorsi già vecchi

oh le cose che cambiano
come case dimenticate lasciate in rovina ma
vorrei ancora ancora sentirti vicina

lui ha nascosto quei giorni di noia
gettando terra sul tuo pugno di fiori
ti ha costruito una casa nel buio
guardandoti dentro per tenerti fuori

oh le cose che cambiano
son come frasi di vetro che il tempo incrina ma
vorrei ancora ancora sentirti vicina

il tuo passato lo hai visto arrivare
così perfetto e sicuro di sè
non hai più voglia di starlo a sentire
io quando piangevo non era per me

oh le cose che cambiano
ci hanno resi così distanti e diversi da prima ma
vorrei ancora ancora sentirti vicina 

"Bandiera Genovese",
La Rosa Tatuata [2001]

mercoledì 1 dicembre 2010

Banana libera tutti/e!


Oh, ma chi c'avrebbe giurato?
Era tra i pochi frutti la cui consistenza mi faceva fare di no col capo, a tavola. Quando me lo chiedevano e la risposta era il sorriso abbozzato che accompagnava il movimento orizzontale della testa, aspettavo sempre la seconda domanda: [parte pensata:] A giudicare dalle dimensioni fisiche, e dalla voracitá con cui hai mangiato il resto non si direbbe proprio, che non ti piace un elementare Banana, [parte riferita] perchè non ti piace ?

Ecco, la risposta non era mai una risposta, era l'ammissione di non saperlo, la consapevolezza di un dogma. Non mi piace da quando son piccolo. Come molti, sono convinto, rispondano sul perchè praticano una religione piuttosto che un altra, o votino un partito politico. Anzi, si puo' quasi dire che in assenza di entrambi la Banana era il mio dogma infantile - sempre meglio che votare o svegliarsi la domenica.

Poi è bastata cuocerla sulla parrilla per farla almeno entrare in bocca.
E lì scoprire, che le decisioni prese a posteriori, di cui manco si ricorda il motivo, non hanno alcun senso.