martedì 31 agosto 2010

Escuela Taller de Artes y Oficios 'Fermin Vivaceta'


Convocamos a todos y a todas a participar en la Escuela Taller de Artes y Oficios Fermín Vivaceta, iniciativa que tiene por objetivo formar mano de obra especializada para la restauración de inmuebles patrimoniales, a través del rescate de oficios como la carpintería, albañilería, yesería y cantería, la recuperación en técnicas tradicionales de construcción y la formación para la implementación de instalaciones eléctricas y de gasfitería con énfasis en energías limpias.

Tras el terremoto del 27 de Febrero, iniciativas como la Escuela Taller son urgentes para restaurar y recuperar el Barrio Yungay y las zonas patrimoniales dañadas.

Vecinos por la defensa del barrio Yungay

domenica 29 agosto 2010

Nell'altro emisfero lo chiamano inverno

Tre giorni

Vieni a vedere il sole che splende sui tetti del quartiere, sulle tende del mercato illegale che affolla le domeniche di av. Libertad, sui costumi del corpo di ballo che accompagna le bande in corteo per il quartiere, fino alla casa vuota che era il Sacco y Vanzetti, dove due incappucciati ricevono applausi da bimbi, mamme, musici e curiosi quando chiamano per nome i prigionieri politici.

Vieni a vedere il primo sole di questa primavera che scopre i nuovi murales, che sostituiscono i vecchi, che asciuga il prato della nuova casa dei Bargas ai piedi della Cordillera - dove finisce Santiago e comincia la neve -, che ti aspetta all'uscita da un concerto.




E se puoi rimani a vedere la notte, per imparare a ballare la Cueca in un vecchio locale di calle Maipu o in plaza Brazil, o per vedere l'effetto che fa un 'terremoto' a Las Tejas, per aspettare che si rompa il maiale di cartapesta appeso al soffitto mentre la Banda Conmocion ti saluta con l'ultimo pezzo, per regalarti un pomeriggio con alcuni celebri ex- del genere che ricordano una dietro l'altra le canzoni del repertorio rivoluzionario suramericano. 


Se ti va poi, resta per piu di tre giorni.

martedì 24 agosto 2010

Yungay Barrio Historico Monumental



«Gli abitanti di Santiago rimangono spesso sorpresi di fronte alla popolarità che il barrio Brasil riscuote presso gli stranieri: non offre molti siti di interesse e ha la fama di essere pericoloso dopo il tramonto. E tuttavia questo barrio ha un suo fascino decadente che caratterizza le sue vecchie case fatiscenti mentre le sue strade tranquille, quasi sonnolente costituiscono un piacevole oasi dal caotico centro. »

Lonely Planet: Chile e Isola di Pasqua
[2009 -Edit ed.]

Nell’area denominata metropolitana, stretto tra la Panamericana che assurdamente attraversa il centro città e la avenida Quinta Normal, resiste il barrio Brasil. Case fatiscenti, come dice la L.P., e strade acciottolate, è vero; ma il resto della descrizione - che è ben più ampia - è relegabile al folklore che solo la miglior guida per gringos e turisti che se la sentono alternativa, può assicurarvi.





Yungay, una delle più antiche zone della città, si trova all’interno del più grande Brasil, ed è l’area che mantiene di più il suo carattere popolare nonostante le sirene della democratica gentrificazione cui rispondono le zone del quartiere prossime ad Avenida Brasil. La via principale accoglie difatti la ‘riqualificazione’, che in questo momento - nella sua fase embrionale - si sta introducendo col cavallo di troia che è l’imborghesimento della movida culturale. Nonostante questo, le notti che animano il barrio marcano netta la distanza con i quartieri del divertimento cultural chic, come Lastarria o quello folle ed universitario di Bellavista.




Bene, a Yungay proprio tra calle Huerfanos e Portales, in calle Quechereguas, 205 c’è la nuova casa: Belafontes, c'ha pure un nome. Vicino a una piazzetta che vari giorni la settimana ospita il mercato delle pulci, a due tre quadre dal Sacco y Vanzetti, a un paio da plaza Yungay, a meno dal Centro Social Cuete con Andes, dalla feria del trueke, dalla bettola duena Rosa, dal Centro cultural La Casa Roja etc etc …
Se riuscite a trovarci, siete i benvenuti. 

venerdì 20 agosto 2010

Santiago, rewind

Di nuovo Santiago, ma stavolta non è uno scalo.
Con l'università s'è deciso che sarebbe stato meglio per la salute di tutti, dirsi che i corsi dell'Universidad Arturo Prat - sede di Iquique fossero sostanzialmente 'equipollenti' a quelli della sede della Capitale: è andata, trasferimento approvato.
Lo stesso aeroporto, lo stesso ingresso, con la differenza che è diventato un uscita e che oggi segnano 13° e non 3° come la mattina di due settimane fa.
Due settimane non sono niente, ma quel giorno che è durato 48 ore e migliaia di kilometri di cielo, sembra un vita fa; non posso che ringraziare per questo le persone che hanno fatto della città sulla costa del deserto più arido del mondo, un posto cui tornare col cuore. Solo due ore di sonno sulle spalle: il ‘Democratico’ (a una quadra da P.za Prat) ha ospitato una despedida prematura e commovente; che cari/e.
Per questo quando riapro gli occhi nel transfer che dall’aeroporto mi accompagna fino a calle Sotomajor, il sole illumina già l’erba e le montagne della cordigliera coperte di neve, e il breve tratto d’autostrada è già finito per rientrare nel caos delle poblaciones alla porta della città. 




Arrivato, troverò l’ospitalità dei pari, diffusi ovunque e la scoperta lenta e ingenua della metropoli; mi cercheranno - con moderazione - anche gli affanni dell’inizio, un posto dove dormire con sufficiente sicurezza per l’anno che viene, l’ombra dell’università allungata sulle giornate, gli aggiustamenti dell’esordio, la mappa, i nomi nuovi da imparare, da associare a dei volti, alle fermate della metro, a quelle delle micro, alle okupas, alle vie, agli uffici, alle piazze, alle zone.
La geografia dell’arrivo.

L’ennesimo attacco: di nuovo rewind // stop // play.

La canzone ch
e parte fa
And although
this boat is steady now
one wave could pull me under
and I'll be stranded out at sea
and I will pray that those rocks
will be there for me

[Rocks and daggers - Noah and the Whale]

giovedì 19 agosto 2010

Qualcuno ti saluta così


Nel tardo pomeriggio, dall'università Arturo Prat esce un gruppo di incapucciati che arma una barricata e le da fuoco con coktail molotov: si conclude così ad Iquique la giornata di mobilitazione nazionale per l'università pubblica. Si sono resi necessari i reparti aggiuntivi dei Carabineros antisommossa per riportare la calma e riaprire la circolazione dell'arteria stradale, dopo che la prima sortita dei militari era stata respinta dagli incappucciati.
Sul posto sono stati ritrovati anche rivendicazioni inneggianti ai '14 prigionieri politici antiautoritari' arrestati il 14 agosto tra Santiago e Valparaiso.

mercoledì 18 agosto 2010

Centro Social Infoteca

Nel settembre 2009, le facoltà cilene sono in agitazione. Molte en toma (occupate) contro il nuovo modello spiccatamente neoliberista, ed elitario: un processo di privatizzazione all'altezza dei tempi.
Anche l'università Arturo Prat di Iquique è occupata ed in quei giorni un gruppetto di compas capuchas, disertando l'appello della Federacion Estudiantil (struttura di rappresentanza studentesca organizzata, riconosciuta dallo Stato per quanto combattiva) e attaccano la Rettoria, l'ufficio pagamenti e il Banco Santander, siti localizzati all'interno del campus.
Scrivono in un comunicato apparso successivamente su hommodolars


2. Atacamos los ventanales del banco Santander como señal de rechazo, contra el lujo y el consumismo que promueve esta irrespetable corporación.

Consideramos que el banco Santander dentro de la universidad es clara muestra de la privatización, de la inmersión del mundo empresarial en la educación de mercado, además sabemos que esta trasnacional está destinada a crear y proteger riquezas de las clases acomodadas, endeudar y promover el consumo en la sociedad.

Nuestra acción es un llamado a despertar de la ilusión de la mercancía capitalista, y un mensaje a los poderosos y sus cómplices: sepan que NO TODXS ESTAMOS TAN DORMIDXS COMO PIENSAN NI TAN TRANQUILXS COMO QUIEREN

x COLUMNAS DE CHOQUE DESCENTRALIZADAS x
CONTRA EL ABUSO DE AUTORIDAD Y POR LA INSURREXIÓN PERMANENTE

 Il Banco Santander, stanco di rifare le vetrine del piccolo ufficio nell'Università, con gli impiegati ormai esausti per i continui assalti, lascia definitivamente le due stanzette.


Un gruppo di studenti decide così di riciclare lo spazio, occupandolo e ridandogli  colore. Nasce così la " Infoteca y Centro Social Estudiantil ", che oggi organizza corsi pre-universitari (ogni università ha un test d'accesso restrittivo e l'educazione superiore non assicura un livello omogeneo di conoscenze di base), feste d'autogestione, biblioteca, cineforum, scambio libri, dispense e materiale scolastico ... Molto meglio che accendere un mutuo.

lunedì 16 agosto 2010

La stretta di Ferragosto

da culmine, fonte: Liberaciòn Total

Agenti della BIPE e dell’ERTA della Policía de Investigaciones da un lato ed agenti del GOPE, LABOCAR ed Inteligencia de Carabineros dall’altro, assieme a elicotteri e camionette della polizia sono stati l’arsenale utilizzato per effettuare le 17 perquisizioni a Santiago e Valparaíso, nella nottata di sabato 14 agosto. Tra le 17 case perquisite, 3 corrispondono a case occupate o centri sociali, come la casa occupata La Crota Bike Punk ed il Centro Social Okupado y Biblioteca Sacco y Vanzetti nel centro di Santiago ed il Centro Social Autónomo y Biblioteca Libertaria Jonny Cariqueo nel comune di Pudahuel. Due abitazioni perquisite a Valparaíso.

La scusa di quest’azione della polizia s’inquadra nel “Caso Bombas”, e in 23 degli attentati esplosivi che si sono verificati a Santiago, secondo la polizia, e che avrebbero un legame diretto con gli arrestati.

La prima perquisizione è avvenuta nella casa occupata La Crota Bike Punk (Santa Isabel #380) ad opera del GOPE, con il fermo di 6 compagni. In questo spazio la polizia ha distrutto la struttura in ferro in cui si trova la biblioteca. Dei 6 fermati, 3 sono stati arrestati: una compagna per aver un ordine di arresto e gli altri due perché la polizia s’è inventata che avevano tracce di TNT.

In seguito è stato il turno della perquisizione del CSO y Biblioteca Sacco y Vanzetti (Santo Domingo #2423), effettuato dall’ERTA (Equipo de Reaccion Tactica) e della BIPE (Brigada de Investigaciones Policiales Especiales) in cui hanno divelto una protezione metallica di una finestra legandola ad un furgone della polizia. Gli agenti hanno anche sparato con pallottole di gomma sul corpo di due compagni. In questo spazio sono stati fermati 5 compagni, uno di essi arrestato.

Alla stessa ora è stato perquisito il CSA y Biblioteca Libertaria Jonny Cariqueo nel comune di Pudahuel. In questo spazio la polizia è entrata distruggendo le porte, anche se nessun compagno del posto è stato sequestrato.

Assieme a questi spazi, sono state perquisite 14 abitazioni, 12 a Santiago e 2 a Valparaíso.
Con un saldo di 17 perquisizioni effettuate dai difensori dell’ordine e 14 compagne e compagni sequestrate/i.

sabato 14 agosto 2010

Perros y embarazadas


Oltre le innumerevoli e quotidiane differenze palesi, due dettagli che potranno straniarvi vi costeranno un piccolo sforzo di concentrazione anche se non eccessivo: il numero di cani e di embarazadas.
La città di Iquique, tra le più sucias del Chile, riempie le sue strade divise in quadras, newyork style, con simpatiche mascotas di tutte le forme, colori, dimensioni e malattie. A differenza dei cani pettinati e toelettati che incontriamo per le strade d’Europa, questi si fanno i gran cazzi loro. Ne ti cagano, ne si tirano sotto le macchine, ne si lanciano dai balconi, ne peleano tra di loro. Bivaccano. Cercano cibo, si distraggono, giocano e dormono; niente male a dirla così. In realtà la loro vita deve essere ben ardua, ma la loro sporca e magra libertà mette in ridicolo la prigione dorata dei cani ‘civilizzati’ che non riescono a stare sciolti, non possono stare soli, non sanno cercarsi il cibo, non dispongono della propria giornata. Condannati a seguire inclinazioni e abitudini estranee alla loro natura in cambio di un tetto e una scodella piena.
Si, ahimè, è anche una metafora non voluta. Esopo non me ne voglia. 




La seconda questione che vi farà riflettere, ben lontana dai paragoni zoofili, è la latitanza del controllo delle nascite e dell’educazione sessuale. Questo vi lascerà il tempo per pensare alla potenza di Opus Dei e chiesa cattolica: quaggiù se la comandano ancora un bel po’ (non che in Italia soffrano… ).
Il ministro dell’Istruzione è un militante dell’Opus Dei (pure Lupi del PdL - direte voi - sta con Comunione e Liberazione), ma l’Opus Dei .cl è ben altra cosa: in Italia fanno accordi, aqui mandan. Il congresso dei Vescovi è istituzione potente e autorevole, spostano milioni di voti e una rete sterminata di rapporti economici e ricatti elettorali. Oltre alla forza storica e simbolica del legame dei vertici della Chiesa con la destra cilena, e con il regime di Pinochet.
L'incidenza delle gravidanze non è che il segno profondamente visibile del peso della mano cattolica.
Quando i neonati sono figli di quattordici/quindicenni che vivono ancora in famiglia
li chiamano hijos de hermanos: perchè semplicemente se li prende in carico la madre, e li cresce insieme agli altri figli suoi, tra cui la madre o il padre del nipote. Così accade che madre e figlio crescano come fratelli. Le scuole superiori e le università sono affollate da ragazze incinta, in mensa scorrazzano piccole canaglie ovunque e praticamente in ogni coppia di giovani fidanzati che s'incontrano il sabato sera in giro, uno dei due ha già avuto un figlio da altra relazione, che è incluso nel pacchetto.

[Attenzione] C’è il rischio di abituarvi: tutto sommato, sebbene siano frutto entrambi di realtà ostiche, i bimbi tra i piedi e la libertà dei cani randagi rendono le giornate migliori.
E i babyparty dalle 6 del pomeriggio spaccano!

venerdì 13 agosto 2010

San Lorenzo, de Tarapacà


"L'anima è piena di stelle cadenti"
V. Hugo

Nel mezzo del deserto andino, nel punto in cui i torrenti che scendono dalle Ande al Pacifico, sono interrotti dalla vastità della Pampa del Tamarugal c'è un paesino reduce di terremoti, guerre e dell'abbandono dei propri abitanti che si chiama Tarapacà (in lingua aymara: posato su un arbusto). Sta a 1.350 mt/mare nella regione di Tarapacà, a due ore da Iquique, capitale della regione. Attualmente ospita 135 abitanti tra le strade non asfaltate e la case da rifare. In mezzo, una piazza e la chiesa di San Lorenzo, il patrono, restaurata dopo l'ultimo devastante terremoto del 2006. Il 10 agosto di ogni anno, si celebra la Festividad de San Lorenzo, che è -anche- il protettore degli ultimi, dei travestiti, delle puttane, dei poveri, dei minatori, dei viaggiatori, dei carcerati etc etc ... e per quest'occasione il paese torna a riempirsi con gente e devoti, non solo dalla zona della I° regione (il Norte Grande) ma da tutta l'america latina. Migliaia di persone in tende, baracche e ricoveri di fortuna danno vita, per quasi una settimana alla festa degli ultimi, fino alla processione dell'alba del 10 agosto, con conseguente ostensione del santo.



 

Durante le notti precedenti, bande d'ottoni e corpi di ballo delle varie congreghe, dimostrano la loro devozione al santo dando vita a parate per le strade del paese, per un delirio ininterrotto di trombe, grancasse, bombardini e gonne che girano, piume e fuochi artificiali.
Tutto intorno sta la fiera, con le bancarelle i musici di strada, la carne cotta grigliata, le zuppe, i dolci tradizionali, il pan amasado, le foglie di coca, i giochi per i bambini, i fuochi artificiali, gli unguenti e i preservativi, i santini e le noccioline. Il capitale umano - e la sua casistica - in quest'occasione palesano la loro vastità: lo spogliarello dei travestidos alle tre del mattino, ballato al tempo di un Ave Maria mixata dalla banda su un tempo in 3/4 reggaettoneggiante colmerà i limiti non raggiunti della vostra fantasia circa la paganizzazione dei riti religiosi cattolici.



 

Se potete, arrivate con una micro (un pulmino spola, lo prendete al Mercado General: con i vari urlatori contratterete il prezzo per 7 amici - se siete numerosi pagate meno) e non sclerate quando i Carabineros inutilmente fermeranno il traffico a 7 km dal paese. Vi aspetta un ora di cammino sotto un cielo che fa piovere stelle come fossero gocce d'acqua su un vetro appannato. Vi ricorderete che è tradizione esprimere un desiderio per ognuna, così che all'arrivo non vi resterà quasi niente da chiedere ancora.
 

venerdì 6 agosto 2010

Bienvenidos en Chilefornia



Iquique non è una città in cui arrivare nei giorni d’Inverno in cui una nebbiolina fitta copre le enormi montagne desertiche. Queste si alzano imponenti sopra l’ultima fila di baracche sdraiate dietro l’ombra del muro di grattacieli americaneggianti a ridosso della spiaggia. Ci sono altri giorni che il sole scalda la faccia e fa della I° region la zona del cono sur dove le guide suggeriscono di 'svernare'.

Un lungomare tirato a lucido, e i primi surfisti - biondi - che ti lasciano intendere che se ora sono poche decine, col caldo saranno migliaia. Dietro la finzione per le cartoline c’è una città che non ha i marciapiedi. Ossia che l’asfalto si ferma a pochi metri dalle case, e la sabbia desertica ti accompagna fino all’uscio. Case basse un piano, al massimo due, e fili elettrici a vista, ovunque. Il centro è quel che resta di un impero costruito sull’estrazione mineraria. Stile coloniale, per le cartoline.

L’università è messa sul lungomare, proprio davanti a uno skatepark enorme che si gode la spiaggia e il mare. Dopo una certa ora è bello rimanere a guardare le facce di bimbi indigeni vestiti come i coetanei della periferia losangelina.

Pochi kilometri più giu, nei barrios del settore Sur, la realtà delle comunità di pescatori immigrati vi riporteranno coi piedi per terra.

Iquique è una città, che dimenticata la fortuna delle miniere ha pensato bene di risollevarsi diventando zona franca. Per questo è una delle zone più ricche del paese. E commerciali, nel bel mezzo di quello che fu il deserto degli aymara.


Chayenne sopra la sabbia nera e i rifiuti delle aree non asfaltate, televisori al plasma dietro i vetri delle case basse, file nella Zofri iperhitech, e in coda al mercato la mattina all'alba per alimenti a prezzi convenienti. La città ha sposato il verbo del consumismo senza togliersi i panni della miseria. Nessuna remora, sembra normale.

mercoledì 4 agosto 2010

poter viaggiare


    "C’è un solo viaggio possibile: quello che facciamo nel nostro mondo interiore.
    Non credo che si possa viaggiare di più nel nostro pianeta.
    Così come non credo che si viaggi per tornare.
    L’uomo non può tornare mai allo stesso punto da cui è partito, perchè, nel frattempo,
    lui stesso è cambiato.
    Da se stessi non si può fuggire.
    Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio.
    Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza.
    In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l’uomo un viaggio simbolico.
    Ovunque vada è la propria anima che sta cercando.
    Per questo l’uomo deve poter viaggiare."

Andrej Tarkovskij